venerdì 29 maggio 2020

CAPITOLO 40 - I FIORENTINI ANCORA SCONFITTI


Le spie migliori sono i fanciulli, se quello che vuoi sapere non è troppo complicato e non t’importa che tengano segrete le notizie dopo che te le hanno riferite. Sono svelti, sinceri, s’accontentano di poco, e passano inosservati perché nessuno si cura di loro.
E nella bruma mattutina, mentre una tenue linea di luce orlava il profilo dei monti senza scalfire il buio profondo della valle, appunto un fanciullo, sporco e spettinato, sgusciò via dal castello di Laterina per la postierla dei servi, con un pollo vivo nella destra e due belle forme di pane bianco sotto l’ascella opposta, dono del Giacomino in cambio della soffiata ricevuta: due giorni prima il nemico aveva incredibilmente diviso le proprie forze.

Vitellozzo se n’era andato nella sua Valtiberina e gli Aretini alla riconquista del Casentino. A fronteggiarlo dunque non rimaneva che il solo Baglioni, attestato a Castiglion Fibocchi con i Perugini e qualche Senese, e senza artiglierie.
Ecco l’occasione per cancellar l’infamia dell’ingloriosa fuga da Quarata. Dopo aver riunito l’esercito sbandato a Montevarchi, visto che gli Aretini avevano rinunciato ad attaccarlo, s’era mosso di nuovo verso la città nemica, attestandosi nella sicura rocca di Laterina, pronto a trar profitto dalle indecisioni di Vitellozzo. Se non rovesciava le sorti della guerra adesso quando mai avrebbe potuto farlo?
Pensare, decidere e diramare gli ordini necessari a dar la sveglia e metter l’esercito in ordinanza, fu affare di un minuto. Sul far dell’aurora le sue Compagnie, cavalieri per lo più con i loro attendenti, e poche formazioni di fanteria a seguire, erano già sulla via di Castiglion Fibocchi, dove arrivarono un’ora dopo, a giorno ormai fatto.
Ma in vista del castello, il Giacomino sibilò una bestemmia tra i denti: non credeva proprio di trovarlo così ben munito: mura solide, fossato, argini e steccato.
E come vi arrivò vicino, lo accolse un’altra sorpresa amara: il Baglioni lo aspettava.
Arcieri sugli spalti, ad ogni merlo, archibugi allo steccato e una fila compatta di picchieri sull’argine. Che il ragazzo si fosse guadagnato un altro pollo dal nemico? Forse i fanciulli non sono poi così affidabili, come spie.
Non gli restò che schierare la cavalleria, sperando che il Baglioni facesse uscire la propria ed accettasse battaglia.
Ma il Baglioni aveva un’idea diversa. Fin dal giorno precedente, appena arrivati, li aveva messi al lavoro per l’intero pomeriggio e fino a buio, per munire a dovere le difese del castello, il quale era sì ben messo e in sito forte, ma troppo vicino a Montevarchi e Laterina per fargli dormire sonni tranquilli.
E poi il fatto che Vitellozzo se n’era voluto andare per i fatti suoi e gli Aretini per i loro, lo aveva reso nervoso: d’accordo assicurarsi il controllo del territorio, ma insomma potevano avergli lasciato più uomini, per lo meno.
A tarda sera, dunque, sistemate le difese, aveva riunito i suoi Capitani per assegnare compiti e postazioni. Perché non si sa mai. Prudenza opportuna, aveva poi pensato quella mattina, quando il fanciullo spettinato e sporco gli si era presentato annunciando l’imminente arrivo dell’intero esercito fiorentino.
Adesso l’ordine per tutti era di farsi vedere, senza però uscire allo scoperto, per nessun motivo. Dovevano ignorare lo strepito, la gazzarra, gli insulti e le provocazioni dei Fiorentini per indurli ad accettar battaglia.
Con chi credeva di aver a che fare, il Giacomino? Venisse lui all’assalto, se aveva coraggio!
E il Giacomino ci mise poco a capire che era tutto inutile. Sorpresa fallita e attacco impossibile.
L’unica era andarsene. O meglio far finta, per vedere se il Baglioni abboccava. Anzi, ecco un’idea migliore: invece che tornare a Laterina si va a Rondine.
Gran bel posto, Rondine. Luogo selvaggio, circondato da fossi, dirupi e forre. E gran bel castello, alto a strapiombo sull’Arno e su quella che non a caso chiamano Valle dell’Inferno, una piccola rocca imprendibile posta a controllo della via d’Arezzo, un miglio prima del Ponte di Buriano per chi viene dal Valdarno.
Se dunque il Baglioni fosse uscito e l’avesse inseguito, sarebbe stata battaglia e lo avrebbe spazzato via, altrimenti si prendeva Rondine e lo tagliava fuori da Arezzo e dal resto dell’esercito. Un’ottima idea, non c’è che dire.
Ma l’uomo mai un disegno non fa che la Fortuna un altro non ne faccia. (Bernardo Dovizi da Bibbiena, La Calandra, atto I scena I – sec. XVI)
«Ecco Rondine, laggiù!»
L’avanguardia fiorentina non era grossa né esperta. Gli uomini migliori il Giacomino li aveva schierati dietro, pronti a reagire all’eventuale inseguimento del Baglioni.
Comunque i cavalieri messi davanti, ancor che novellini, ci vedevano bene. Cos’era quel movimento nei campi tra loro e Rondine? E quegli stendardi?
Pare una banda! E sembra numerosa. Amici? Francesi, forse. No, no, guardate: sono i grifoni di Perugia e i vessilli del Baglioni.
Son nemici, perdio! Era ora! Finalmente si combatte! Avanti! All’attacco! Uccidiamoli!
Chi aveva dato l’ordine?
Tutti e nessuno, tanta era la voglia di menar le mani in quella guerra di appostamenti, trasferimenti, mosse tattiche, minacce e ritirate.
Avanti, avanti! Fuggono! Al galoppo! Prendiamoli!
In effetti i Perugini, quasi tutti fanti, se ne venivano tranquilli a rinforzar le fila del Baglioni e non si aspettavano l’attacco. Tuttavia s’erano appena lasciati alle spalle gli anfratti di Rondine e fecero presto a tornar sui propri passi, riparandosi fra le rupi più tormentate.
Avanti, avanti! Son nostri!
Sconsiderati. Vecchia regola: mai ignorare il terreno battuto dagli zoccoli del proprio cavallo.
I primi scivolarono in un fosso nascosto da fitti cespugli proprio quando credevano d’aver raggiunto i nemici. E vi restarono impantanati. Altri saltarono l’ostacolo, ma nello slancio finirono per rotolare lungo un pendio scosceso. Qualcuno s’azzoppò in una buca profonda. Sei o sette si ritrovarono stretti fra due burroni, senza poter proseguire né ritirarsi.
I Perugini non aspettavano altro. Appostati dietro i tronchi delle querce o al riparo di massi e cespugli, cominciarono a far sentire la voce degli archibugi e il sibilo dei verrettoni. Tiro facile, su bersagli grossi ed esposti, cavalli o armature che fossero. Gara di precisione, a chi ne abbatteva di più. Lo scatto secco delle balestre e lo scoppio tonante delle canne da fuoco eccitavano i Grifoni e terrorizzavano i Leoni di Firenze. Tiro facile, anche troppo. In breve molti cavalieri eran morti ed altri si trascinavano sull’erba feriti.
Cavalli scossi si davano alla fuga, scombinando la seconda e la terza linea, fino al grosso dell’esercito.
Un rovescio.
Per il Giacomino si profilava una nuova rotta.
«A Laterina!» urlò scorrendo le fila scomposte. «Con ordine, perdio! Voi, laggiù, coprite la ritirata! Fermati, tu, vigliacco! Serrate i ranghi! Schierate quelle balestre!»
Non sapeva, il Giacomino, se fosse più la rabbia o la paura a dettare i suoi ordini.
Si sentiva in trappola. Guardava avanti, a vedere se il nemico inatteso si muoveva dalle proprie trincee naturali, e guardava indietro, pregando che il Baglioni fosse rimasto dentro le mura di Castiglion Fibocchi.
Se solo si rendono conto, se ci attaccano!
La riconobbe, ora: la sua era paura, merda! Mise furore nella voce, perché i suoi non lo capissero.
«A Laterina, presto!»
La solida rocca era l’unica sua salvezza. Era là, appena dietro quei poggi. Ci voleva poco, in fondo.
Ma se quei figli di cagna… San Giovanni, proteggici tu!
Buffo, ridicolo, penoso un Capitano che fugge e prega.
Ma san Giovanni non era sordo, e i Perugini non si mossero. La banda di Rondine perché sorpresa dall’incontro almeno quanto i Fiorentini e ignara quanto loro della consistenza del nemico. Il Baglioni perché non sapeva dell’arrivo dei rinforzi, che pure lui stesso aveva ordinato, ed era già felice che il Giacomino avesse rinunciato ad attaccare Castiglion Fibocchi.
Quella sera, al sicuro dentro Laterina, i Capitani fiorentini contarono le perdite: qualche decina tra morti e feriti, e parecchi prigionieri che si aggiungevano ai tanti già in mani aretine. Ma la ritirata, o fuga, o come accidenti volete chiamarla, era riuscita e ancora una volta l’esercito era salvo.

Nessun commento:

Posta un commento