Le spie migliori
sono i fanciulli, se quello che vuoi sapere non è troppo complicato e non
t’importa che tengano segrete le notizie dopo che te le hanno riferite. Sono
svelti, sinceri, s’accontentano di poco, e passano inosservati perché nessuno
si cura di loro.
E nella bruma
mattutina, mentre una tenue linea di luce orlava il profilo dei monti senza
scalfire il buio profondo della valle, appunto un fanciullo, sporco e
spettinato, sgusciò via dal castello di Laterina per la postierla dei servi,
con un pollo vivo nella destra e due belle forme di pane bianco sotto l’ascella
opposta, dono del Giacomino in cambio della soffiata ricevuta: due giorni prima
il nemico aveva incredibilmente diviso le proprie forze.
Vitellozzo se
n’era andato nella sua Valtiberina e gli Aretini alla riconquista del
Casentino. A fronteggiarlo dunque non rimaneva che il solo Baglioni, attestato
a Castiglion Fibocchi con i Perugini e qualche Senese, e senza artiglierie.
Ecco l’occasione
per cancellar l’infamia dell’ingloriosa fuga da Quarata. Dopo aver riunito
l’esercito sbandato a Montevarchi, visto che gli Aretini avevano rinunciato ad
attaccarlo, s’era mosso di nuovo verso la città nemica, attestandosi nella
sicura rocca di Laterina, pronto a trar profitto dalle indecisioni di
Vitellozzo. Se non rovesciava le sorti della guerra adesso quando mai avrebbe
potuto farlo?
Pensare,
decidere e diramare gli ordini necessari a dar la sveglia e metter l’esercito
in ordinanza, fu affare di un minuto. Sul far dell’aurora le sue Compagnie,
cavalieri per lo più con i loro attendenti, e poche formazioni di fanteria a
seguire, erano già sulla via di Castiglion Fibocchi, dove arrivarono un’ora
dopo, a giorno ormai fatto.
Ma in vista del
castello, il Giacomino sibilò una bestemmia tra i denti: non credeva proprio di
trovarlo così ben munito: mura solide, fossato, argini e steccato.
E come vi arrivò
vicino, lo accolse un’altra sorpresa amara: il Baglioni lo aspettava.
Arcieri sugli
spalti, ad ogni merlo, archibugi allo steccato e una fila compatta di picchieri
sull’argine. Che il ragazzo si fosse guadagnato un altro pollo dal nemico?
Forse i fanciulli non sono poi così affidabili, come spie.
Non gli restò
che schierare la cavalleria, sperando che il Baglioni facesse uscire la propria
ed accettasse battaglia.
Ma il Baglioni
aveva un’idea diversa. Fin dal giorno precedente, appena arrivati, li aveva
messi al lavoro per l’intero pomeriggio e fino a buio, per munire a dovere le
difese del castello, il quale era sì ben messo e in sito forte, ma troppo
vicino a Montevarchi e Laterina per fargli dormire sonni tranquilli.
E poi il fatto
che Vitellozzo se n’era voluto andare per i fatti suoi e gli Aretini per i
loro, lo aveva reso nervoso: d’accordo assicurarsi il controllo del territorio,
ma insomma potevano avergli lasciato più uomini, per lo meno.
A tarda sera,
dunque, sistemate le difese, aveva riunito i suoi Capitani per assegnare
compiti e postazioni. Perché non si sa mai. Prudenza opportuna, aveva poi
pensato quella mattina, quando il fanciullo spettinato e sporco gli si era
presentato annunciando l’imminente arrivo dell’intero esercito fiorentino.
Adesso l’ordine
per tutti era di farsi vedere, senza però uscire allo scoperto, per nessun
motivo. Dovevano ignorare lo strepito, la gazzarra, gli insulti e le
provocazioni dei Fiorentini per indurli ad accettar battaglia.
Con chi credeva
di aver a che fare, il Giacomino? Venisse lui all’assalto, se aveva coraggio!
E il Giacomino
ci mise poco a capire che era tutto inutile. Sorpresa fallita e attacco
impossibile.
L’unica era
andarsene. O meglio far finta, per vedere se il Baglioni abboccava. Anzi, ecco
un’idea migliore: invece che tornare a Laterina si va a Rondine.
Gran bel posto,
Rondine. Luogo selvaggio, circondato da fossi, dirupi e forre. E gran bel
castello, alto a strapiombo sull’Arno e su quella che non a caso chiamano Valle
dell’Inferno, una piccola rocca imprendibile posta a controllo della via
d’Arezzo, un miglio prima del Ponte di Buriano per chi viene dal Valdarno.
Se dunque il
Baglioni fosse uscito e l’avesse inseguito, sarebbe stata battaglia e lo
avrebbe spazzato via, altrimenti si prendeva Rondine e lo tagliava fuori da
Arezzo e dal resto dell’esercito. Un’ottima idea, non c’è che dire.
Ma l’uomo mai un disegno non fa che la Fortuna un
altro non ne faccia. (Bernardo
Dovizi da Bibbiena, La Calandra, atto I scena I – sec. XVI)
«Ecco Rondine,
laggiù!»
L’avanguardia
fiorentina non era grossa né esperta. Gli uomini migliori il Giacomino li aveva
schierati dietro, pronti a reagire all’eventuale inseguimento del Baglioni.
Comunque i
cavalieri messi davanti, ancor che novellini, ci vedevano bene. Cos’era quel
movimento nei campi tra loro e Rondine? E quegli stendardi?
Pare una banda!
E sembra numerosa. Amici? Francesi, forse. No, no, guardate: sono i grifoni di
Perugia e i vessilli del Baglioni.
Son nemici,
perdio! Era ora! Finalmente si combatte! Avanti! All’attacco! Uccidiamoli!
Chi aveva dato
l’ordine?
Tutti e nessuno,
tanta era la voglia di menar le mani in quella guerra di appostamenti,
trasferimenti, mosse tattiche, minacce e ritirate.
Avanti, avanti!
Fuggono! Al galoppo! Prendiamoli!
In effetti i
Perugini, quasi tutti fanti, se ne venivano tranquilli a rinforzar le fila del
Baglioni e non si aspettavano l’attacco. Tuttavia s’erano appena lasciati alle
spalle gli anfratti di Rondine e fecero presto a tornar sui propri passi, riparandosi
fra le rupi più tormentate.
Avanti, avanti!
Son nostri!
Sconsiderati.
Vecchia regola: mai ignorare il terreno battuto dagli zoccoli del proprio
cavallo.
I primi
scivolarono in un fosso nascosto da fitti cespugli proprio quando credevano
d’aver raggiunto i nemici. E vi restarono impantanati. Altri saltarono
l’ostacolo, ma nello slancio finirono per rotolare lungo un pendio scosceso.
Qualcuno s’azzoppò in una buca profonda. Sei o sette si ritrovarono stretti fra
due burroni, senza poter proseguire né ritirarsi.
I Perugini non
aspettavano altro. Appostati dietro i tronchi delle querce o al riparo di massi
e cespugli, cominciarono a far sentire la voce degli archibugi e il sibilo dei
verrettoni. Tiro facile, su bersagli grossi ed esposti, cavalli o armature che
fossero. Gara di precisione, a chi ne abbatteva di più. Lo scatto secco delle
balestre e lo scoppio tonante delle canne da fuoco eccitavano i Grifoni e
terrorizzavano i Leoni di Firenze. Tiro facile, anche troppo. In breve molti
cavalieri eran morti ed altri si trascinavano sull’erba feriti.
Cavalli scossi
si davano alla fuga, scombinando la seconda e la terza linea, fino al grosso
dell’esercito.
Un rovescio.
Per il Giacomino
si profilava una nuova rotta.
«A Laterina!»
urlò scorrendo le fila scomposte. «Con ordine, perdio! Voi, laggiù, coprite la
ritirata! Fermati, tu, vigliacco! Serrate i ranghi! Schierate quelle balestre!»
Non sapeva, il
Giacomino, se fosse più la rabbia o la paura a dettare i suoi ordini.
Si sentiva in
trappola. Guardava avanti, a vedere se il nemico inatteso si muoveva dalle
proprie trincee naturali, e guardava indietro, pregando che il Baglioni fosse
rimasto dentro le mura di Castiglion Fibocchi.
Se solo si
rendono conto, se ci attaccano!
La riconobbe,
ora: la sua era paura, merda! Mise furore nella voce, perché i suoi non lo
capissero.
«A Laterina,
presto!»
La solida rocca
era l’unica sua salvezza. Era là, appena dietro quei poggi. Ci voleva poco, in
fondo.
Ma se quei figli
di cagna… San Giovanni, proteggici tu!
Buffo, ridicolo,
penoso un Capitano che fugge e prega.
Ma san Giovanni
non era sordo, e i Perugini non si mossero. La banda di Rondine perché sorpresa
dall’incontro almeno quanto i Fiorentini e ignara quanto loro della consistenza
del nemico. Il Baglioni perché non sapeva dell’arrivo dei rinforzi, che pure
lui stesso aveva ordinato, ed era già felice che il Giacomino avesse rinunciato
ad attaccare Castiglion Fibocchi.
Quella sera, al
sicuro dentro Laterina, i Capitani fiorentini contarono le perdite: qualche
decina tra morti e feriti, e parecchi prigionieri che si aggiungevano ai tanti
già in mani aretine. Ma la ritirata, o fuga, o come accidenti volete chiamarla,
era riuscita e ancora una volta l’esercito era salvo.
Nessun commento:
Posta un commento