San Giuliano non ha una piazza.
San Giuliano non ha uffici e gli abitanti, per le pratiche, devono andare in città. Non ha impianti sportivi né cimitero. Non possiede monumenti.
Non ha niente che lo identifichi come paese. E' un villaggio, diciamo la verità, un po' bastardo.
E infatti proprio così si chiamava fino a prima della guerra: il Bastardo.
Paradossalmente, però, un'anima ce l'aveva e forse ce l'ha ancora, ed anche una storia, nobile ed antica.
(dal primo capitolo)
Il libro cerca di ricostruire quella storia col contributo di tante persone, studiosi di storia locale, scrittori, insegnanti e professori, ma anche degli anziani del posto, memoria vivente, per restituire al lettore l'idea di quell'anima ed aiutare gli abitanti storici e nuovi a ritrovarsi nel posto in cui vivono.
Progetto collettivo, dunque, teso a definire "l'identità di un borgo forte, riluttante a finire nel gorgo dell'oblio e deciso a resistere all'omologazione", come scrive Claudio Santori nel post scriptum.
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