martedì 28 aprile 2020

IMPRESSIONI DI VIAGGIO

L'altro ieri, nel pomeriggio inoltrato d'una serena giornata di fine aprile, ho percorso in beata solitudine molti chilometri sull'autostrada del sole, verso sud. Andavo a Roma per necessità, per un motivo che non vi dirò, ma comunque previsto dai vari decreti antivirus, e dunque legittimo.
L'andatura tranquilla e l'assenza quasi totale di traffico m'han lasciato libero di ammirare le geometrie perfette eppur varie dei campi, verdi di giovane grano, gialli di rape fiorite, ocra di arature recenti, scolpiti dalle file regolari dei frutteti, bordati da fossi sottili o da canali stretti tra i binari delle alzate.
Brevi filari di cipressi puntano il cielo. Aceri e gelsi sfoggiano le chiome nuove. Boschetti rigogliosi occupano le asperità d'una piana quasi mai regolare né vasta.

giovedì 16 aprile 2020

CAPITOLO 25 - LA RIVOLTA RIESCE !


Mentre Presentino si dava da fare per salvare dal linciaggio il povero dottor Valdambra, nel Palazzo dei Priori Pierantonio Lambardi, lo Sfregiato, s’affannava a spiegare al messo del Commissario che il tumulto era nato a seguito dell’arresto di Antonio detto Nerone da Pantaneto, che godeva d’immunità quale membro del Collegio. Il Commissario, infatti, dal suo rifugio sicuro in Cittadella gli aveva mandato un notaio a chieder ragione dello sconquasso e ad intimargli di sedarlo subito. Ora il notaio gli stava davanti in atteggiamento dimesso, scusandosi quasi per l’ingrato compito che gli era toccato.

CAPITOLO 24 - LA MARIA SI TROVA COINVOLTA


Me ne andavo verso la Pieve con la cesta di tovaglie d’altare pulite e ben piegate. Era già la seconda consegna che facevo, quel giorno. Un po’ perché era sabato e le chiese avevano bisogno dei lini puliti per le messe della domenica, un po’ per la voglia d’uscire dal convento, una frenesia che non m’aveva abbandonata dopo l’incontro con Nerone in San Francesco. Non m’era più riuscito di vederlo e questo alimentava i miei sogni e l’impazienza.

CAPITOLO 23 - LA RIVOLTA


«Vi dirò io, Aretini, cos’accade!»
«Silenzio, gente! Sentiamo cosa dice messer Visdomini».
Il Commissario, confidando di venire a capo della rivolta in poco tempo, aveva fatto chiudere le Porte della città, così da impedire la fuga ai ribelli. La voce d’un così grave provvedimento s’era sparsa in un lampo insieme a quella dell’arresto di Nerone, e non se ne sapeva il motivo.

CAPITOLO 22 - L'INTERROGATORIO


«Dunque, messer Romani, mi dicono che volete morire». Le mani di Marcantonio, congiunte dai ferri che gli stringevano i polsi, si agitarono inquiete, cominciarono a sudare e impallidirono perché il sangue si rifiutava di defluire fin lì. Il poveraccio deglutì e si umettò le labbra con la lingua.

CAPITOLO 21 - LA SPIA


La mattina del 2 di giugno, un giovedì, nella Cittadella di Arezzo il Commissario Guglielmo de’ Pazzi stava leggendo preoccupato un dispaccio che gli era appena arrivato da Firenze.
«Chiamatemi il Capitano di Giustizia» ordinò appena finito di leggere, e quando messer Alessandro Galilei gli fu davanti, lo informò: «Parto per il Borgo San Sepolcro. Brutte notizie, dalla Valle del Tevere: pare che il Vitelli ammassi truppe. Prendo con me dei soldati ma conto d’esser di ritorno nel giro di qualche giorno. Devo solo rendermi conto della situazione e riferire»
«Va bene. Penserò io alla guarnigione, in vostra assenza».

EPISODIO 25 - LA LIBERAZIONE



Quella che gli abitanti della zona chiamavano via d’Arezzo e gli Aretini via di Rimini li portò dritti fin sotto le mura: la Porta di San Biagio effettivamente era sbarrata. I tre percorsero un tratto della lizza, oltrepassarono la Porta di Stufo e si presentarono alla piccola Porta di Pózzolo, in corrispondenza della nuova chiesa dei domenicani.

EPISODIO 24 - PRIGIONIERI!



Il 25 di marzo era un venerdì sereno e luminoso. Il cielo era striato da nuvole bianche che la brezza concentrava a tratti per poi stirarle in filamenti sottili. La pioggia aveva sciolto i residui cumuli di neve e l’erba donava un nuovo verde ai prati, punteggiati di margherite e primule. Sui rami le prime foglie spingevano impazienti.

EPISODIO 23 - UNA TRATTATIVA?


Nel pomeriggio inoltrato la Ilde scrutava la campagna come ogni giorno dalla finestra della camera del figlio, e vide avanzare il pennone azzurro con la mezzaluna d’argento e la pantera rampante. Era rimasta delusa, il giorno prima, vedendo arrivare solo gli armati e i servi, e sul principio s’era anche impaurita.

EPISODIO 22 - A TALZANO



Mentre lasciavano il campo di Fegghìne, di mattina presto, Ghigo era speranzoso di trattenere ancora l’amico: «Prima di tornare a casa, passerai da me, non è vero? Voglio presentare a mio padre chi mi ha salvato la vita».
«Ma, veramente…» Mauro aveva fretta di rivedere Muciafora e i suoi, di raccontar l’avventura al vecchio Moro e di tranquillizzare sua madre.

EPISODIO 21 - SOTTO PROCESSO



Le case dei Cerchi sorgevano in Borgo San Piero, vicine a quelle dei Donati, ma Corso in quel periodo non era in Firenze e Rinaldo dei Bostoli bussò al portone di Vieri dei Cerchi.

venerdì 10 aprile 2020

VENERDI' SANTO

Affaticato dalla dura salita, Francesco, ormai anziano, sedette a riprender fiato sulla panca di pietra, al povento. Era un giorno speciale, quello: il venerdì santo. Giorno delle stimmate del sangue del dolore e del sacrificio, della negazione dell'uomo e della vita. Giorno della morte della speranza.

giovedì 2 aprile 2020

EPISODIO 20 - FUOCHI SUL SAN DONATO



La strada selciata saliva quasi dritta, tagliando i declivi a prato e infilandosi nei boschi sotto un intrico di rami gocciolanti. Non pioveva più ma il fondo fangoso obbligava il drappello di cavalieri ad avanzare al passo.

EPISODIO 19 - UN GIOVANE AMICO



"Basta! Forza, tutti a dormire! Domattina si va all’assedio dell’Ancisa!» Guglielmo traversò il campo, furioso quasi avesse sentito il racconto di Oddo.
«Boso ha ragione: è davvero pazzo!»
Soffocarono le braci, e Mauro entrò nella tenda considerando che gli era toccato di vivere in un secolo di sangue e prepotenza.

EPISODIO 18 - STORIA D'UN BORGO. CASTELNUOVO



Affacciato sulla valle dell’Arno, Castelnovo era un borgo di poche case in pietra, strette l’una all’altra che quasi si toccavano, raccolte intorno alla chiesetta e protette da una cerchia di solide mura. Vista dagli spalti in quel pomeriggio di fine ottobre dell’anno del Signore 1260, la vallata pareva un paradiso. Il fiume vi scorreva in mezzo quieto e pigro dopo aver scavato impetuoso i dirupi rocciosi della valle dell’Inferno e prima di farsi largo tra le gole dell’Ancisa. Il profilo ondulato del Pratomagno chiudeva il panorama in una fuga di gobbe carezzate dal sole.

EPISODIO 17 - CHIAMATA ALLE ARMI



La Platea Communis, chiamata volgarmente piazza del Comune, era il cuore pulsante della città. Sull’ampio sterrato in marcata pendenza s’affacciavano l’imponente Palazzo del Popolo, quello del Comune di recente costruzione, l’abside della Pieve di Santa Maria ed alcune nobili case-torri. Vi si svolgeva il mercato e vi si tenevano le assemblee cittadine.
Quel giorno la folla aspettava l’annuncio delle decisioni prese.

EPISODIO 16 - SENTORI DI GUERRA



Ai primi di marzo del 1289, in un mattino umido e uggioso, nei boschi del Guarniente, sulle pendici che risalgono l’alpe di Catenaia, i rami delle querce dei lecci dei castagni gocciolavano ancora per la pioggia caduta durante la notte.
I cappucci calati in testa, Pietro e Mauro avanzavano a piedi sul sentiero, menando i cavalli per le briglie verso un capanno di legno al centro d’una radura.

CAPITOLO 20 - IL RITORNO D'UNO STRANO PRIGIONIERO


Era emozionato, il Camaiani, mentre cavalcava a fianco del figlio sulla via di casa. Gli pareva che gli alberi ai lati della strada lo salutassero, che i contadini sospendessero il lavoro per congratularsi con lui, che le donne si affacciassero alle finestre per lanciargli un sorriso. Il sole luminoso della fine di maggio riscaldava il suo cuore leggero. Si compiaceva della sua armatura nuova, e nonostante la mole gl’impedisse di stare in sella con la necessaria disinvoltura, più d’una volta mise il cavallo al galoppo, per arrivar prima. Cavallo e armatura erano stati il grazioso regalo con cui Vitellozzo aveva accompagnato la sua liberazione. Ormai non gli serviva più.

CAPITOLO 19 - I CONSIGLI DEL MACHIAVELLI


Verso la fine di quello stesso mese, messer Niccolò Machiavelli se ne stava seduto a scrivere quando bussarono piano alla porta dello studio. Al suo invito ad entrare apparve sulla soglia, seguendo il fastidioso cigolio dei cardini, un ometto sulla cinquantina.
«Oh, messer Soderini! Venite avanti. A cosa devo la visita del Gonfaloniere?»

CAPITOLO 18 - LA CONGIURA


In un mattino chiaro di primavera, ai primi di maggio del 1502, Nerone cavalcava in silenzio sulla tortuosa strada che discende la valle del Cerfone, diretto però non a casa sua ma a Città di Castello.
Al suo fianco, muto anch’egli ma con l’impazienza negli occhi, Bernardino Burali. L’uomo entrato di corsa in San Francesco, suscitando la curiosità di Maria e delle altre donne, era lui, e il morto ancora vivo era suo cugino Bernardino Camaiani, quello un po’ armigero un po’ mercante fatto prigioniero l’anno prima da Vitellozzo a Modigliana.

CAPITOLO 17 - INCONTRO FATALE


Come uscii dalla sacrestia me lo trovai davanti, seduto sulla prima panca, che guardava i muri della cappella dietro l’altare. Ebbi un sussulto e mi fermai ad osservarlo. Il cuore prese a battere più velocemente ed un leggero tremolio muoveva le mie ginocchia. Bello non era, elegante nemmeno, e però mai la vista d’un uomo m’aveva provocato un effetto simile. Ultimamente, poi, cercavo di scansarli se appena potevo.

CAPITOLO 16 - UNA PROMESSA SCRITTA


«Allora, com’è andata?»
«Ecco, messer Presentino, giudicate da voi».
Lo Sfregiato allargò il viso in un’espressione soddisfatta.
Allungò al prete un rotolo di alcuni fogli, sotto lo sguardo dei santi affrescati sulle pareti della vetusta chiesetta di Santa Maria, detta un tempo ad Balneum.
«Non qui, però. In sacrestia staremo più tranquilli».