Leggendo di Storia
locale mi sono imbattuto in tal Nanni d’Arezzo, autore nell’anno 1302 di una
vita del beato Benedetto Sinigardi, seguace di san Francesco, provinciale
dell’ordine in oriente e anch’egli aretino.
Per
secoli, durante il medioevo e il rinascimento, quando ancora i cognomi non
erano diffusi, uno dei modi più usati per identificare personaggi noti ma di
famiglia modesta o sconosciuta, era il ricorso al luogo d’origine o di
appartenenza.
Per
Arezzo esiste un lungo elenco di esponenti del mondo culturale cui si è
applicata questa regola, e conosciuti come d’Arezzo
o Aretino: da fra Guittone a Ristoro,
da Spinello a Margaritone, da Niccolò a Pietro Aretino, e poi Geri d’Arezzo,
Bonaguida, Antonio, Marchionne, Paolo Aretino ed altri ancora, poeti, pittori,
letterati, giuristi, architetti.
Devo
la scoperta del nostro Nanni, in latino Nannes
de Arretio, ad una citazione del prof. Luigi Licciardello. È tanto
sconosciuto da non comparire in nessun elenco né antico né moderno. Di lui non
si sa nulla e la biografia, o meglio la leggenda del beato Sinigardi sarebbe
giunta a noi come anonima se lui stesso non avesse scritto in premessa: Ego Nannes de Arretio
scribere decrevi fideliter illius vitam.
Ora
io, volendo scrivere qualcosa sul primo e maggiore dei d’Arezzo, quel monaco Guido che diede nome alle note e ideò il
sistema moderno di scrittura musicale, ho pensato di usare lo stesso pseudonimo
del biografo di sette secoli fa.La
scarsa levatura di quel Nanni, quasi scrittore per caso, interessato più a far
conoscere le vicende del francescano che alla gloria letteraria, mi mette al
riparo da accuse di presunzione. D’altro canto la locuzione d’Arezzo dice molto su di me: una
famiglia modesta e una vita trascorsa dentro e intorno alle mura di Arezzo.
M’intriga poi quella ‹d› apostrofata, che può esser letta
come ‹di› e indicare appartenenza, o come ‹da› a significare provenienza, cose vere
entrambe, nel mio caso.
Non
mi dispiace, infine, l’idea di evocare un nome dal passato e richiamarlo a nuova
vita. Non
meravigliatevi perciò se il mio prossimo libro, e forse non solo quello, sarà
firmato Nanni d’Arezzo.
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