Da Antonio detto Nerone:
Piero della Francesca, La Maddalena, particolare Arezzo, Cattedrale |
"Avevo più o meno diciott'anni. Nessuno mai m'ha detto di preciso in quale anno son venuta al mondo.
Quando mi maritarono, tre anni prima, i miei dissero allo sposo che ero una quindicenne. I registri parrocchiali erano bruciati nell'incendio della sacrestia, e la memoria non aveva tenuto il conto delle quaresime e delle battiture passate dalla mia nascita. Troppi figli, tutti morti piccoli oppure nati morti. all'epoca delle nozze ero rimasta l'unica, e rammentavano solo che ero nata in una gelida domenica di gennaio d'uno degli inverni più freddi che ricordassero.
D'altronde, gli dissero, il marito poteva contare su una ragazza sana, robusta e di fianchi larghi, che gli avrebbe dato tutti i figli che avesse voluto, senza dote di denari ma con un corredo di tutto rispetto. La vista delle lenzuola, di canapa piuttosto grezza ma pur sempre lenzuola, e l'argomento salute convinsero l'uomo a non sottilizzare sulla mia età. Lui stesso, del resto, assai più vecchio di me, non sapeva quanti anni avesse.
Erano altre le cose importanti, soprattutto per chi lavorava un podere piccolo e maledettamente sassoso, su una collina brulla e senz'acqua.
M'avevano maritata, m'ero trasferita sulla collina arida, e avevo conosciuto la fame.
Presi la decisione subito, durante quel primo interminabile inverno, col consenso di mio marito. Sarei andata al mercatale, giù al piano, una volta alla settimana, a vendere l'unica cosa che avessi: il mio corpo". (pag. 24 e segg.)
Forse la Maria è la vera protagonista del romanzo, testimone di fatti più grandi di lei e vittima delle prepotenze e dei soprusi degli uomini. La sua è una storia emblematica, in un'epoca in cui la violenza fisica era pane quotidiano, ma in molti casi anche oggi, nonostante i passi avanti nel cammino di riscatto. Lei stessa, come molte donne, tende del resto a subire come inevitabile questo stato di cose, se non addirittura a giustificarlo.
"Eran sempre pronti, quei maledetti, a prendersi una donna, con le buone o con le cattive. Dicono sia la guerra o la paura di morire, o il bisogno di sentirsi forti, o magari la paranoia di sottomettere qualsiasi cosa animale o persona si dimostri debole". (pag. 20)
Debole, sì. Vittima, anche. Ma alla fine è lei che sopravvive a tutto e tutti. Non sa cosa sia reazione e neppure ribellione, prende su di sé ogni miseria gli venga scaricata addosso, recupera sempre dignità nell'abbrutimento, cerca scampo dai pericoli, ma non scappa mai dalla vita e dalle sue sfide. Alla forza dei muscoli, al potere del potente contrappone riflessione e cuore.
Raramente nel passato le donne hanno fatto la Storia, relegate nel ruolo di mogli e madri, e anche oggi è per loro molto difficile, ma sempre hanno tenuto insieme le società e ricomposto i cocci rotti da quella che ancora chiamiamo Storia.
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