Voglio scrivere alcune cose della nobil Città di Arezzo per mostrare agli Uomini quanto per lo più coloro s'ingannino, i quali biasimando i presenti tempi, vanno sempre lodando i passati. (G.Rondinelli - Relazione sopra lo stato antico e moderno della Città di Arezzo, 1583)
Estratto dal capitolo primo del romanzo "ANTONIO detto NERONE"
A dì 26 di febbraio del 1490, in venerdì.
Arezzo, Spedale della S.S. Annunziata.
Verso sera un'ombra avvolta in un logoro mantello imboccò la Via Sacra. Con la mano teneva il lembo del cappuccio calato sulla testa per proteggersi dal vento forte. Dopo pochi faticosi passi il pellegrino venne investito da una tempesta d'acqua e grandine. Voleva affrettarsi, ma i piedi, mal protetti da un paio di sandali leggeri, affondavano nel fango d'una via divenuta pantano.
Un temporale può far paura, ed era la paura a muover le sue gambe verso lo Spedale della Santissima Annunziata ormai vicino. Finalmente, fradicio e inzaccherato, arrivò a sospinger la porticina, grato a chi l'aveva accostata senza chiuderla.
Una volta dentro, gli giunsero dalla cucina voci concitate: altri eran corsi al riparo dall'improvvisa bufera. Sentiva il crepitio rassicurante del fuoco, ma rimase nel vestibolo. Si sfilò il mantello zuppo e la luce agitata d'un unico cero illuminò un viso giovane ma scarno e un corpo troppo magro, scosso da un tremito irrefrenabile.
Sedette su un vecchio sgabello e pian piano si calmò. All'inizio dell'Avvento era partito dalla sua Liguria per un pellegrinaggio alla Madonna di Loreto.
Soffriva di mal caduco e le crisi epilettiche lo accompagnavano fin da bambino.
"Vai a Loreto" gli disse sua madre. "Lei ti parlerà e tornerai guarito".
A Loreto la voce della Madonna non s'era fatta sentire, ma almeno non aveva avuto più crisi. Così prese la via del ritorno tenendosi stretta ancora qualche speranza.
Arrivato ad Arezzo salì alla Cattedrale a pregare san Donato protettore degli epilettici, ma non era successo niente e avvertì la sua fede vacillare come la fiammella del cero che lo illuminava.
La fiammella d'un cero... si chiese cosa ci stesse a fare nel vestibolo d'uno Spedale, quando udì un pianto sommesso sovrapporsi alle voci che venivano dalla cucina.
Pareva un pianto di donna. Ma non era lo Spedale degli Uomini, quello? Scostò la cortina dietro il cero e il pianto zittì. Due occhi severi lo guardarono. Lui sbiancò, scattando all'indietro, ma era solo il simulacro d'una Madonna triste, che sorreggeva il suo Bambino benedicente. Tutti e due lo fissavano. Poi riprese il pianto, sommesso. Era lei. La Madonna piangeva.