mercoledì 2 gennaio 2019

STORIA di una MELA

Se lasciamo libera la mente, vi si forma talvolta una catena di idee che anello dopo anello ci porta ad un oggetto lontano mille miglia da quello di partenza: così l'inizio dell'anno mi ha fatto pensare alla mela.
Non ad una mela qualsiasi, ma alla prima mela, da cui ebbe inizio la storia dell'Umanità secondo la Bibbia.
Il libro più ricco di simboli dell'intera letteratura è la Genesi, e nella Genesi ricchissime ne sono le poche righe sul frutto proibito.
Nel morso di Eva madre della vita e di Adamo fatto di polvere c'è tutto quello che siamo: in quel preciso momento abbiamo perso l'innocenza.

La Bibbia non specifica cosa in effetti abbiano morso i nostri progenitori: parla solo del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male.
Grosso modo il Creatore fece loro questo discorsetto: "Ecco, vi ho posto nell'Eden, il giardino delle delizie e della felicità, e potete godere dei suoi frutti, compreso il frutto dell'albero della vita, ma se assaggerete il frutto della conoscenza, allora morirete".
Li mise insomma di fronte alla loro prima vera scelta, e forse all'unica che conti davvero: una vita beata da ignoranti, da eterni bambini, o quella faticosa dolorosa complicata di adulti destinati a morire ma intelligenti coscienti conoscenti.
Adamo ed Eva, lo sappiamo, scelsero la seconda opzione, e da allora non conobbero più la noia.
La scelta fu dettata da un'illusione di fondo: "Se acquisite la conoscenza" disse loro il Serpente, incarnazione di quella vocina interiore che a volte ci solletica, "diventerete Dei anche voi, e sarete in grado di creare, come Lui".
a nessuno piace l'idea di morire e immagino che non andasse a genio neppure alla prima coppia apparsa sul pianeta, ma la prospettiva valeva il rischio e i due azzannarono con decisione il frutto misterioso.
L'effetto fu immediato ma inatteso: non si sentirono, infatti, sapienti. S'accorsero invece di essere nudi.
Si ritrovarono cioè non potenti come speravano, ma deboli, esposti, non protetti rispetto alla realtà sulla quale avevano aperto gli occhi.
Di più: si vergognarono della loro nudità e si coprirono con la famosa foglia di fico: s'era aperto per loro il meraviglioso ma complicatissimo mondo del sesso.
La Bibbia non dice in che razza di frutto avessero affondato i denti, e diversi studiosi, nei secoli, hanno fatto ipotesi diverse, ma il mito della mela, nato in epoca medievale, mi pare il più significativo.
Quando i Greci elaborarono il mondo dell'Olimpo, parallelo e superiore al nostro in quanto patria dell'immortalità, e assegnarono a Venere il compito di incarnare la bellezza, l'amore e la seduzione, parlarono della sua "mela", che lei offriva generosamente ai suoi amanti.
Ecco che acquista un senso il fatto che fosse Eva ad offrire la mela ad Adamo, il quale l'assaggiò senza indugi dubbi o ripensamenti: è appunto la perdita dell'innocenza, il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, la rinuncia ad una tranquilla verginità per tuffarsi nelle sofferte turbolenze del rapporto uomo/donna, nell'erotismo che si alimenta nel nascondersi, nel coprire le diversità, nello stimolare l'intuizione e la fantasia.
Impararono subito, i due bricconcelli, come sconfiggere quella morte cui si erano condannati da soli: amarsi, congiungersi carnalmente per fare figli ed assicurare l'immortalità ce non a se stessi almeno alla propria specie. Che altro potevano fare dopo che erano usciti dall'Eden e ne avevano perso i privilegi?
E che altro potevano fare in un mondo dove non c'erano più frutti spontanei da cogliere, se non lavorare sodo, con fatica, per sostentarsi e tirar su quei figli?
Quanto rimpianto devono aver provato per le comodità spensierate dell'Eden! Lo stesso rimpianto, in fondo, che abbiamo ancora oggi per i tanti piccoli Eden che popolano i nostri sogni, troppo lontani ahimè dalla vita di tutti i giorni. Lo stesso rimpianto che proviamo per l'infanzia perduta, della quale ricordiamo sempre e solo le cose belle.
Eppure la nostra mela l'abbiamo addentata tutti, con entusiasmo e frenesia, con l'impazienza di crescere per diventare grandi e magari importanti e potenti, a patto di riuscir sempre a coprire le nostre vergogne.
C'è poi un ulteriore risvolto, in quella prima mela. Non c'era solo, dentro, il seme della conoscenza ma anche quello della discordia.
La mela fu pur sempre lo strumento del peccato, della ribellione, della disubbidienza, che a ben vedere sono tutte conseguenze della conoscenza e del libero arbitrio.
Nello stesso mito di Venere c'è pure la mela d'oro che la Discordia volle assegnare alla dea più bella, che portò al giudizio di Paride, che portò al rapimento di Elena, che portò alla guerra di Troia, che portò all'inganno del Cavallo...
E poi su su fino alle moderne favole, dove una mela avvelenata provoca la morte, per fortuna solo apparente, della più bella, e dove l'amore annulla puntualmente gli effetti negativi della mela.
In definitiva la prima mela fu la vera responsabile delle nostre disgrazie e del male che c'è nel mondo. Non era forse quello l'albero del bene e del male? Quindi perché ci meravigliamo ascoltando i notiziari o leggendo i giornali? Non è cosa di oggi o di ieri: furono proprio i nostri progenitori ad assaggiare per primi il bene e il male, ingurgitati con un unico morso.
Semmai stupisce vedere quanti loro discendenti, fino ai giorni nostri, non riescono a discernere il bene dal male: non era quello l'albero della conoscenza? Dev'essere per il fatto che quei semi discordanti ed opposti si trovavano insieme all'interno di quell'unica mela, che la prima coppia di nudisti prese a morsi senza riflettere abbastanza sulla conseguenze.
Ma infine cosa c'entra il nuovo anno con questo lungo sproloquio sulla mela? Ecco, è stato il bisogno di farvi gli auguri che mi ha portato fin qui, e vi auguro che questo nuovo anno porti un nuovo inizio e ci regali la capacità di distinguere i semi del bene da quelli del male, e la forza di ingoiare i primi e sputare i secondi, finendo poi di mangiare tranquillamente la nostra mela.
Semmai c'è da comprendere gli anziani i quali, oltre all'Eden di cui non si ricordano neanche più, rimpiangono pure quella mela che colsero un giorno lontano e che non hanno più i denti per mordere: tagliuzzatela, tritatela, passatela, frullatela, ma non rinunciate, perché in fondo una mela al giorno toglie il medico di torno.
Buon anno.

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